mercoledì 21 gennaio 2009

Domanda interessante

E' da tanto che non scrivo e che nessuno propone tematiche o discorsi, quindi non vi voglio indurre a farlo se non è ciò che volete..però vi pongo un quesito:

è meglio accontentarsi di una situazione sicura ma "stretta"
o
è meglio rischiare di ritrovarsi a bocca asciutta avendo tentato di trovare la realizzazione personale?

Rispondete come meglio credete ed il più sinceramente possibile. Grazie.

giovedì 11 dicembre 2008

Lettera a Babbo Natale

Visto che siamo ormai sotto le feste natalizie penso che sia giusto tornare tutti un po' bambini. Mi ricordo quando non c'era niente di meglio da fare che aspettare dicembre per preparare la lista dei regali, una lista infinita dove ci trovavi di tutto, dalla pace nel mondo, ai giocattoli, agli animali. Sembra una frase scontata, ma quelli erano bei tempi, dove la magia del Natale si sentiva, dove la notte della vigilia era bello anche solamente preparare una tazza di latte caldo per Babbo Natale e credere, la mattina dopo, che a berlo fosse stato proprio lui, oppure aspettare il 25 per correre nel lettone di mamma e papà e svagliarli per la bramosia di scartare tutti i pacchetti. Quei poveracci che di notte si erano svegliati per infilare sotto l'albero tanti pacchettini colorati e infiocchettati, ma noi non potevamo saperlo, o non volevamo, perchè era bello così, perchè era bello aprire i regali insieme. Però pensateci, quando eravamo marmocchi era davvero più bello. Non c'era questa cazzo di crisi finanziaria, la politica era già gravemente malata, ma non sembrava così "terminale", le guerre c'erano, ma ancora doveva esserci l'11 settembre e tutto quello che lo ha seguito. Adesso voglio proporvi una cosa, voglio che tutti voi scriviate qua sotto ciò che vorreste per il vostro Natale, voglio che tutti torniate ad essere un po' bambini. Non scrivete qualcosa di stupido, a quello già ci penso io riempiendo questo blog di porcherie e battute che spesso non sono nemmeno divertenti, non dite che volete un paio di shoe shine o le nuove gucci, scrivete ciò che volete davvero, ciò che desiderate, ciò che vi renderebbe felice avere fra le braccia o avere accanto. Via con le vostre lettere. E magari, se fate i bravi, qualcuna a Babbo Natale arriva veramente...

venerdì 14 novembre 2008

500

Dopo dieci giorni dall'ultimo commento ho aspettato l'ora giusta per comunicarvi che in circa un mese di vita il blog ha ricevuto 500 visite totali, una cifra che mi lascia ben sperare, considerando ciò che piano piano si sta creando. Continuate a seguirci e partecipate, partecipate con tutto ciò che avete dentro, farete del bene a voi e agli altri. Vi auguro una buona serata, sperando che stasera di problemi non ne abbiate.

martedì 4 novembre 2008

Il commento di Moreno

Come sapete sono qui apposta per dare spazio e voce alle tematiche proposte dai miei lettori e alle loro problematiche. Per questo motivo copio qui quanto lasciato da Moreno in un commento al post "La legge 133 e la riforma Gelmini", per dargli voce e luce.

Discorso di Piero Calamandrei in difesa della Scuola nazionale

Documenti - Altri documenti
Scritto da Piero Calamandrei - Introduzione di Salvatore Borsellino Mercoledì 17 Settembre 2008 23:51 Questo discorso di Piero Calamandrei in difesa della Scuola Pubblica ha quasi sessanta anni ma sembra scritto oggi. La differenza sta nel fatto che quella che Pietro Calamandrei poneva come una ipotesi astratta è diventata oggi, purtroppo, realtà attraverso un "totalitarismo subdolo, indiretto, torbido. come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre ma che sono pericolosissime".La differenza sta nel fatto che il "partito dominante" ipotizzato da Pietro Calamandrei oggi non vuole neanche "rispettare la Costituzione" ma vuole anzi deliberatamente stravolgerla non rispettando neppure le procedure che i Padri Costituenti avevano posto a guardia della stessa per impedirne lo scempio e andando avanti a colpi di decreti legge come il "lodo Alfano" con il quale si vuole assicurare l'impunità alle quattro, ma soprattutto ad una, più alte cariche dello Stato.Il tutto in mezzo all'indifferenza o meglio all'assuefazione dell'opinione pubblica ormai soggiogata con l'antico metodo del "panem et circenses" ( ma tra poco resteranno soltanto i circenses) e al disfacimento di una opposizione che, come dice una delle poche voci non omologate rimaste nel nostro parlamento, oscilla ormai tra la "collaborazione e il collaborazionismo".

Se ne sono accorti per fortuna i nostri giovani e la loro consapovolezza, così lontana dall'ottundimento ormai imperante, ha dato vita ad una rivolta trasversale, senza colori politici dato che di quella cosa sporca che è diventata la politica in Italia tanti giovani si vogliono tenere lontani, che ha fatto sentire l'esigenza ad una delle anime più nere della nostra Repubblica di suggerire all'attuale ministro degli interni di adoperare gli stessi metodi da lui adoperati negli anni 70.Cioè "infiltrare il movimento di agenti provocatori" per fari si che, con il loro aiuto "devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città" per potere cosi poi avere il pretesto di "mandarli tutti in ospedale, picchiarli e picchiare anche i docenti" , soprattutto "le maestre ragazzine".Verso i ragazzini quello che giustamente un tempo veniva chiamato "Kossiga" deve avere un odio viscerale, basta ricordare quello che diceva un tempo di Rosario Livatino, il "giudice ragazzino", morto per servire lo Stato, non certo lo Stato rappresentato da Cossiga, e perchè lasciato solo dallo Stato, questa volta si dallo Stato rappresentato da Cossiga. Quello stesso Cossiga che chiamò a far parte della commissione ristretta costituita per l'emergenza del sequestro Moro anche, sotto falso nome, Licio Gelli. Come chiamare Goering a difendere gli ebrei.A fronte di queste minacce, a fronte dell'incitamento a usare i manganelli contro i nostri figli che lottano per il loro futuro sarebbe una colpa ben più grave delle tante che già ci portiamo addosso per avere consegnato loro questo paese quello di restare inerti, di approvare a parole la loro rivolta ma delegare solo a loro questa lotta.Lo abbiamo già fatto in troppe altre occasioni con dei magistrati, con dei poliziotti, con dei giornalisti, con tante altre vittime del potere costretti, anche per colpa nostra, a diventare degli eroi.E' un dovere imprescindibile per noi scendere in prima linea e offire le nostre fronti, i nostri corpi, a quei manganelli che vorrebbero colpire i nostri giovani.Siamo noi ad esserci meritato questo paese, non loro.Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950.

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".

Questo non ha assolutamente di essere commentato.Un discorso inquietante, pungente, "icastico", toccante, magnifico. Penso che è difficile credere che sia così attuale anche se in realtà è difficile credere che non losia!Penso che il governo ha sempre fattoquello che piu gli è stato comodo.. come anche adesso! Che quando la plebe, la turba, il volgo ha cominciato ad alzare la testa ecco sedati gli animi con l oppio.. E qui la mia critica al popolo italiano e al governo italiano, rispettivamente in: stupidi polli e macchina potente efficacemente arrivista. "L oppio oggi è l informazioni e anche il benessere purtroppo" ( grazie andrea ) Sarò banale ma è la realtà. Io sono profondamente disgustato dai disordini generati dalle legge gelmini e dal decreto 133 ma a questo punto posso dire: io chi sono? Non sono nessuno. Le mie proteste sono state solo sentite ma non ascoltate. Tuttu gli altri li fuori che si battono per questa cuasa chi sono? E cosa sono? Sono professori e maestri arrabbiati. sono genitori preoccupati per il futuro dei propri figli e c sono studenti.. un infinità di giovani ragazzi.. e dato che questa causa è sostenuta su piu punti sia da giovani di destra che giovani di sinistra ecco che si può parlare della "giovane italia". Ma chi è tutta questa gente? Nessuno.. come me! Il governo ci comanda ci limita.. sentirsi presi per il culo è degradante, figurarsi dal proprio stato.. da quella gente che hai votato e che se non hai votato è gente in cui cerchi comunque di riporre fiducia.. ma il risultato è sempre lo stesso, inequivocabile!Mi sento inerme di fronte al mio governo.. una sensazione di prostrazione troppo grande.. Sono molto deluso e nulla di più..

_moreno°

lunedì 3 novembre 2008

Questo è un problema

Abbiamo deciso che qui parleremo dei nostri problemi, piccoli o grandi che siano, quindi è il posto giusto. C'è un problema che mi sono reso conto essere comune, e che penso che scriverlo qui farà riflettere molta gente, o almeno lo spero. Guardatevi intorno. Guardate alla vostra vita e alla vita di quelli che conoscete. Non vi rendete conto che non la stiamo vivendo davvero? Il vero problema del nostro tempo è che la vita non è più vita. Pensateci, ogni giorno, per tutti i giorni del mese, per tutti i mesi dell'anno, per buona parte degli anni della nostra esistenza ci ripetiamo, ripetiamo noi stessi e le nostre azioni. Ormai domani non è più domani, è di nuovo oggi, e oggi non è più oggi, è ancora ieri. Ci alziamo al mattino sempre alla solita ora, eseguiamo lo stesso rito prima di uscire di casa e infilarci nella stessa strada che facciamo talmente spesso che possiamo farla lasciando i nostri occhi comodamente chiusi, facciamo una pausa per mangiare un boccone e riprendiamo con le identiche cose che facevamo prima di ingoiare quel morso di panino o quella forchettata di pasta, usciamo, finalmente "liberi", ma liberi di fare che? Liberi di andarcene a casa visto che ormai è ora di cena, e che i negozi sono chiusi, che il sole si è già spento, che le forze già ci mancano, che la noia già ci assale. Ma questa non è vita. Viviamo in una società che noi stessi ci siamo creati, sbagliando enormemente. Sarà che io sono un sognatore o un amante della vita (ma di quella vera), sarà che a 18 anni ho fatto una scelta già chiara e precisa: meno soldi, ma più tempo libero per me e per gli altri. Saranno tutte queste cose messe insieme, ma io non trovo giusto vivere per lavorare, penso che la normalità sarebbe lavorare per vivere, avere quel lavoro che ti permette di mangiare e comprarti quello che ti piace senza dover sempre e solo dire "a fine mese non ci arrivo" o "risparmio per non finire in mezzo ad una strada". Sottolineo che questo non è un discorso materialista che riguarda i soldi, questo discorso riguarda il modo di vivere. perchè dobbiamo lavorare una giornata intera con uno stipendio da miseria quando la giornata è fatta per viverla, per uscire, conoscere gente, mantenere i rapporti con chi conosci già, stare steso su un prato a non fare assolutamente niente? Ripeto nuovamente una cosa importante: questa non è voglia di non fare niente e guadagnare tanto, non lo è affatto, è solamente un discorso utopistico e idealizzato di quella che secondo me è la vita vera. Non voglio dire "non si deve lavorare", dico solo che abbiamo fondato tutto su uno stile di vita che mette al centro il lavoro, cosa che a mio avviso è concettualmente sbagliata, ma è inevitabile nella pratica. E qui sta l'errore. In ogni caso vi lascio dicendo che sono felice di aver già avuto modo di scegliere per il mio futuro, di decidere di fare un lavoro che mi permetta di avere un briciolo di tempo libero in più, anche se con qualche soldo in meno, ma d'altronde cosa me ne faccio dei soldi se non ho nè tempo per spenderli nè qualcuno per cui spenderli?! Vi ho gettato in pasto un argomento che avevo in testa e che sicuramente non tutti condivideranno (com'è logico che sia) però voglio che ci riflettiate. Buone riflessioni allora...